Ordini professionali: tra riforma e gestione ordinaria

Una nota di Inarsind Messina sulla necessaria sobrietà degli ordini

Com’è noto, nell’ambito della pesante crisi che il Paese sta attraversando, la libera professione degli architetti e degli ingegneri vive uno specifico di gravi disagi e difficoltà.

Tale particolare condizione, ancor più tangibile se riferita a giovani liberi professionisti, impone a tutti una rivisitazione di prassi, di comportamenti, di scelte.

In questa fase, peraltro, si dibatte di riforme che investono le Professioni e gli Ordini, e questi ultimi sono altresì chiamati ad avanzare proposte modificative degli stessi ordinamenti.

E’ ormai tempo che si affronti l’anomalia dei sistemi ordinistici delle professioni tecniche, nei quali convivono liberi professionisti e dipendenti pubblici e privati, spesso con interessi tra loro contrapposti. E’ necessario che si ponga rimedio abolendo l’iscrizione all’Ordine dei dipendenti (che potrebbero altresì essere contestualmente autorizzati a svolgere la propria professione esclusivamente nell’ambito dell’amministrazione di appartenenza) o almeno si prevedendo una separazione in due diverse sezioni (liberi professionisti e dipendenti), ognuna gestita da propri rappresentati.

E’ ormai tempo altresì che comunque, in attesa di riforme, anche gli Ordini rivedano scelte e comportamenti, in direzione di una sobrietà ormai da tempo smarrita. Gli Ordini gestiscano conseguentemente le proprie dilatate attività, riconducendole nel solco più contenuto previsto dalla normativa e con un dimagrimento economico e funzionale: troppi Ordini hanno sedi in locali sovrabbondanti e personale in esubero; troppi Ordini si dedicano ad organizzare corsi e convegni ad alti costi e/o con ampi margini di attivo; troppi Ordini si consentono accumuli di liquidità nei propri conti correnti. Troppo sperpero si consentono gli Ordini anche per i propri congressi nazionali (gli ingegneri hanno un congresso nazionale ogni anno e della durata di tre o quattro giorni).

E tutto ciò, spesso con gli iscritti che se ne disinteressano o al più senza che gli iscritti siano informati né sulla gestione delle quote annuali versate né dei più complessivi introiti degli stessi Ordini di appartenenza: i bilanci annuali degli Ordini (consuntivo e preventivo) sono approvati solo dal 1 o 2% degli iscritti.

Pertanto, è in questa complessiva ottica che Inarsind Messina ha chiesto ai Consigli degli Ordini della propria provincia, un concreto segnale: l’azzeramento delle rispettive quote annuali per l’anno in corso o, in subordine, una congrua riduzione delle rispettive quote (vedi la nota su www.inarsind.org/messina).

La sopra enunciata richiesta, oltre alle considerazioni sopra accennate, trova il suo fondamento normativo proprio nel DECRETO LEGISLATIVO LUOGOTENENZIALE 23 novembre 1944 n. 382 (Norme sui Consigli degli Ordini e Collegi e sulle Commissioni centrali professionali), che all’art.7 testualmente recita:

Art. 7. – Il Consiglio provvede all’amministrazione dei beni spettanti all’Ordine o Collegio e propone all’approvazione dell’assemblea il conto consuntivo e il bilancio preventivo. Il Consiglio può, entro i limiti strettamente necessari a coprire le spese dell’Ordine o Collegio, stabilire una tassa annuale, una tassa per l’iscrizione nel registro dei praticanti e per l’iscrizione nell’albo, nonché una tassa per il rilascio di certificati e dei pareri per la liquidazione degli onorari.

Ferma rimanendo l’efficacia delle norme che impongono contributi a favore di enti previdenziali di categoria, nessun pagamento, oltre quelli previsti da questo decreto, può essere imposto o riscosso per l’esercizio della professione a carico degli iscritti nell’albo.

Gli Ordini, anche in considerazione degli eventuali cospicui depositi attivi accumulati negli anni (fondi liquidi disponibili in cassa nei rispettivi conti correnti), devono ridurre le quote, in quanto i detti depositi attivi non si possono in alcun modo coniugare con gli imposti citati “limiti strettamente necessari a coprire le spese”: sarebbe interessante capire cosa ne pensa la Corte dei Conti a riguardo!

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inarsind