ORA ABBIAMO ANCHE IL MORTO. SI ACCORGERANNO FINALMENTE DI NOI?

La triste notizia del suicidio di un nostro collega architetto libero professionista di Catania ci lascia attoniti e sgomenti, e non possiamo fare altro che associarci commossi al lutto e al dolore della famiglia.
Il tragico evento ci spinge inevitabilmente a una sconsolante constatazione: il Sindacato Inarsind, malgrado l’impegno profuso e le iniziative intraprese per evidenziare la crisi della categoria e trovare appoggi politici alla sua soluzione, non è stato finora in grado di far conoscere alla Nazione lo stato di estrema crisi nel quale sono venuti a cadere gli ingeneri e architetti liberi professionisti.

I dati statistici che abbiamo di fronte sono questi:

  • Ben 40.000 ingegneri e architetti italiani iscritti ad Inarcassa hanno dichiarato, nell’ultima comunicazione dei redditi professionali, incassi inferiori a 8.000,00 Euro;
  • Ciò significa che il 27% degli ingegneri e architetti italiani vive sotto la soglia di povertà;
  • Molti dei nostri iscritti agli albi professionali si stanno cancellando, e da oggi anche suicidando, perché hanno perso la speranza di trovare lavoro e molti giovani non sono in condizione di iscriversi, non avendo a disposizione i circa 5.000,00 Euro annuali necessari per affrontare le spese di iscrizione all’Ordine professionale, l’Inarcassa, la partita IVA, l’assicurazione professionale e le somme necessarie a partecipare ai corsi di aggiornamento obbligatori;
  • L’Agenzia delle Entrate già un anno fa ha rilevato che più del 97% dei professionisti è escluso dalle gare per l’affidamento dei servizi di progettazione.
Che cosa fa il Governo per venire incontro a noi che siamo, pur sempre, cittadini italiani?
  • Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, all’incontro “Sviluppo e occupazione, gli obiettivi della riforma dei lavori pubblici”, organizzato a Milano il 21 maggio 2014, dalla Rete delle Professioni Tecniche (RPT) per presentare le proposte di modifica del Codice degli appalti, si è espresso in questi termini: “La riforma dei lavori pubblici rappresenta un’opportunità che la Pubblica Amministrazione deve cogliere tornando ad esercitare le funzioni di indirizzo e controllo”.
  • Sempre allo stesso convegno il CNI, per bocca del vicepresidente Gianni Massa, nelle conclusioni ha solennemente affermato:”I progetti vanno affidati all’esterno con eccezione dei casi virtuosi di uffici di progettazione che redigono progetti per mestiere“.
  • Al convegno organizzato dall’OICE a Roma giorno 5 giugno 2014, Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera si è così espresso “So di dirvi una cosa che non vi farà piacere, ma sappiate che io ho a cuore la sopravvivenza dei piccoli studi professionali“.

C’era di che stare allegri e nutrire ottimismo.

Il tristemente famoso 2%, madre di tutte le battaglie intraprese dalla categoria degli ingegneri e architetti liberi professionisti per la propria sopravvivenza, sarebbe stato finalmente soppresso.
Ancora ieri l’ing. Zambrano, Presidente del Consiglio Nazionale Ingegneri, notoriamente libero professionista, in occasione del Congresso Nazionale di Caserta si è espresso in questi termini: «Nello Sblocca Italia non abbiamo trovato nulla sulla centralità del progetto e
sull’impegno dell’affidamento ai professionisti delle progettazioni
», e ha continuato elencando tutta una serie di provvedimenti a
favore dei liberi professionisti che non sono stati ancora presi.

Ci sorge allora l’atroce dubbio che, nonostante i molteplici impegni assunti da più parti, ancora una volta i nostri colleghi dipendenti, dai loro uffici adiacenti a quelli dei ministri, dei deputati, dei sindaci e degli assessori, siano riusciti o riusciranno a bloccare tutto.

A questi nostri colleghi, cui doverosamente portiamo stima e rispetto, vorremmo fare presente che noi non ci batteremo perchè venga loro tolto il 2%, ma affinché venga loro riconosciuto non a fronte di progettazioni espletate ma a seguito della attività di programmazione e controllo che la legge dovrà loro affidare.

Siamo dalla stessa parte, pertanto, per la scandalosa inadeguatezza dei loro stipendi. Ma non crediamo che li debbano arrotondare con il lavoro che ci tolgono, anche perchè, bene o male, a fine mese loro qualcosa a casa riescono a portare. Non conoscono e non conosceranno cosa sia la disperazione e non avremo sicuramente suicidi legati alla crisi economica tra le loro fila.

Ing. Francesco Galluccio
– Vicepresidente Nazionale Inarsind

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