Il viaggio in Cina di Inarsind: vacanza, cultura, amicizia e professione

Dopo oltre 22.000 km lo possiamo affermare con certezza: il viaggio in Cina organizzato da Inarsind questa estate ha centrato in pieno gli obiettivi prefissati. Un gruppo di 30 persone, provenienti da tutta Italia molte delle quali “sconosciute” l’una all’altra, dopo 12 giorni è riuscito a formare una “simpatica compagnia”, coniugando vacanza, cultura, amicizia e professione e tutto questo senza parlare di questioni professionali, della crisi, delle tasse.
L’idea di questo viaggio è nata dalla voglia di visitare l’Expo di Shangai che si preannunciava come l’esposizione universale dei record sia per dimensioni che per numero di visitatori attesi avendo la certezza che al Shanghai World Expo partecipavano 189 Paesi e 50 organizzazioni internazionali che avevano realizzato ben 129 padiglioni. Un’occasione veramente unica per gli architetti e ingegneri liberi professionisti che da anni di nuove costruzioni di grandi dimensioni in Italia ne vedono ben poche. Ma si poteva andare solo a Shangai? Si potevano percorrere 18.000 Km senza dare uno sguardo a un paese ancora in bilico fra passato e futuro e la cui cultura,così diversa dalla nostra, è soggetta a tumultuosi cambiamenti? Abbiamo ritenuto di no, anche se coscienti che comunque non sarebbe stato possibile visitare approfonditamente una nazione le cui dimensioni sono circa 10 milioni di Kmq (33 volte l’Italia) e dove vivono oltre un miliardo e trecento milioni di abitanti. A questo punto era necessario operare delle scelte e alla fine si è deciso di aggiungere Pechino, che oltre a essere la capitale rappresenta una buona sintesi degli stili architettonici della repubblica popolare Cinese, Xi’an, la città più orientale della Via della Seta con il suo esercito di terracotta e Guilin ritenuta la zona paesaggistica più bella della Cina. Un mix di storia antica, di paesaggi tipici e di un futuro avveniristico che si è rivelato adeguato e che ci ha consentito di osservare quattro realtà completamente diverse fra di loro almeno per quanto riguarda la storia, l’urbanistica, l’architettura e gli aspetti ingegneristici e tecnologici.
Tralasciando le ovvie considerazioni turistiche sui luoghi tipici normalmente visitati durante i Tour in Cina quello che, a mio avviso, ha “appassionato” i partecipanti è stato il tour parallelo che ha riguardato l’architettura moderna in Cina e che ha giustamente caratterizzato un viaggio destinato ad architetti ed ingegneri.
In quest’ottica, dopo la visita in veste di passeggeri del Terminal 3 dell’Aeroporto internazionale di Pechino, un vero e proprio gioiello in vetro e acciaio progettato da Norman Foster, la prima opera che abbiamo visitato, senza passare neanche dall’albergo, è stato il grandioso Teatro Nazionale di Pechino concepito dall’architetto francese Paul Andreu che occupa ben 150.000 mq coperti con una forma ad uovo il cui guscio è composto da circa 22.000 piastre di titanio.
Le visite dedicate all’architettura nei giorni successivi sono proseguite con il Villaggio Olimpico di Pechino e il suo avveniristico Stadio nazionale, progettato dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, dall’architetto Ai Weiwei e, per la parte strutturale, da ArupSport. Lo stadio, per la sua caratteristica forma, è stato soprannominato Bird’s Nest (il Nido d’uccello) e per la sua costruzione sono stati utilizzati circa 45.000 tonnellate d’acciaio. All’interno del villaggio la stupenda struttura dello stadio fronteggia un’altra opera eccezionale: il Water Cube ovvero il Beijing National Aquatics Center progettato dagli architetti e ingegneri australiani dello studio PTW e dall’onnipresente consorzio ARUP. Stupendo l’effetto degli oltre 3.000 cuscinetti d’aria che formano delle bolle azzurre autopulenti che richiamano la molecola dell’acqua e che consentono un altissimo risparmio energetico grazie al materiale con cui sono state realizzate: ETFE (etilene tetrafluoretilene) collocato in doppio strato per aumentare le già alte prestazioni.
Tralasciando le tappe intermedie, tutte prettamente turistiche, arrivati a Shangai tutti i partecipanti sono rimasti veramente colpiti dalla grandiosa visione complessiva dell’Expo con i suoi stupendi e singolari padiglioni. In particolare quasi tutti hanno apprezzato i padiglioni inglese, cinese e italiano, di cui personalmente ho gradito più l’allestimento interno e la visione “notturna”. Infatti al buio il padiglione italiano riusciva a creare una sequenza di luci e ombre provenienti dalle facciate realizzate con un impasto cementizio di nuovissima concezione, ovviamente brevettato e prodotto da una azienda italiana, additivato con speciali resine che rendevano “trasparenti” i grandi pannelli dell’involucro creando un effetto unico ed originale.
Ma Shangai riserva molte sorprese e allora, per avere una visione a 360 gradi, della città siamo saliti al 53° piano della Jin Mao Tower, disegnata dagli architetti statunitensi Skidmore, Owings and Merrill. La costruzione alta 421 metri ha 88 piani e si trova nel cuore della “Manhattan cinese”, nel distretto del Pudong dove fra l’altro è ubicata l’Expo e lo Shanghai World Financial Center, il più alto grattacielo di Shanghai e di tutta la Cina: alto ben 492 metri è stato progettato da Kohn Pedersen Fox e soprannominato il “cavatappi”.
Ma il distretto del Pudong meritava un approfondimento, almeno dal punto di vista urbanistico, ed è per questo che, accompagnati dalla nostra guida ufficiale che ci ha seguito durante tutto il viaggio, e dalla guida locale abbiamo organizzato un workshop proprio presso il Museo dell’urbanistica di Shangai. Il seminario è stato tenuto da un urbanista del Politecnico di Shangai e da una collaboratrice del museo. Ci hanno così chiarito che l’idea del nuovo distretto è nata solo nel 1990 per promuovere il processo di riforma e apertura economica della Cina e che oggi, con quasi 5 milioni di abitanti, il Pudong è il distretto più popoloso dei 22 in cui Shangai è suddivisa amministrativamente. Il collega cinese nella sua esposizione ha tenuto a precisare che, visto le dimensioni dell’intervento, era stata fatta una programmazione trentennale ed oggi, dopo due decenni, avevano già realizzato oltre il 70% degli interventi previsti e pertanto erano “in anticipo” di due anni rispetto al programma originario pur avendo impiegato più tempo per applicare tutte le recenti tecniche di risparmio energetico. Già oggi il Pudong è una zona pressoché autonoma con residenze, infrastrutture, un terziario in forte sviluppo, industria leggera e pesante e addirittura una propria centrale nucleare in corso di costruzione.
L’esperienza è stata quindi piacevole ed interessante, con costi veramente ridotti e soprattutto “adeguata” alle esigenze del gruppo con variazioni “decise democraticamente” anche durante corso del tour che hanno reso il nostro viaggio unico e perfettamente in sintonia con il nuovo motto del Sindacato “Uniti si può”.

Salvo Garofalo

Pechino – il gruppo al Villaggio Olimpico, sullo sfondo “il nido”
Pechino - Villaggio Olimpico: Water Cube
Pechino - Il gruppo delle signore al Villaggio Olimpico:
Pechino –Il Teatro Nazionale
Pechino - Il gruppo alla Città Proibita
Xi'an – L’esercito di terracotta
Xi'an – Giochi d’acqua, sullo sfondo la pagoda della grande oca selvatica
Paesaggio dal fiume Lij Jang
Contadino delle risaie di Guilin
Shangai – esterno padiglione Italiano
Shangai – esterno padiglione cinese
Shangai – esterno padiglione inglese

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