Si è tenuto lo scorso 14 marzo a Bergamo, al gres art 671 – Spazio Terrazza, il seminario dal titolo “Dialoghi sull’architettura contemporanea tra territorio e sfide globali”. Con la moderazione di Carlo Dignola, ne hanno discusso gli architetti e docenti, Joseph Di Pasquale e Paolo Belloni. Di seguito riportiamo le riflessioni sull’iniziativa da parte del consigliere Inarsind Bergamo, arch. Adele Sironi.
Il convegno ha proposto alcune riflessioni sulla relazione tra il mondo globalizzato e il territorio locale. A parlarci del tema sono intervenuti due professionisti che hanno avuto modo di sperimentare entrambi gli ambiti, con importanti commesse all’estero, in particolare in Cina, e in Italia, compresa la città di Bergamo. Entrambi hanno posto l’accento sull’importanza di esprimere l’identità culturale del luogo, anche in progetti internazionali.
Inoltre, ha proseguito Belloni, è importante che gli architetti perseguano nel loro lavoro la qualità, indipendentemente dalla scala del progetto a cui stanno lavorando; ci può essere un senso di frustrazione confrontando le immagini che ci giungono da luoghi in cui sono in atto grandi trasformazioni e il lavoro quotidiano dell’architetto nei piccoli progetti, ma come professionisti dobbiamo essere consapevoli dell’importanza della qualità anche nei piccoli progetti. Per rafforzare questo concetto Belloni ha citato San Pietro in Montorio del Bramante, un piccolissimo progetto che ha influenzato grandemente l’architettura dell’epoca.
I due professionisti hanno parlato della professione degli architetti, il cui lavoro è dare sostanza ai desideri con qualità e quindi bellezza. Firmitas, utilitas e venustas sono i tre vertici del triangolo della qualità architettonica. L’architettura è un’arte che contiene tutte le altre, del resto, nel corso della storia gli architetti si sono spesso avvalsi della collaborazione di artisti.
Il dibattito si è spostato sulla città attuale, quella italiana che abbiamo ereditato con tutta la sua bellezza ed eleganza ma anche con le sue contraddizioni. Abbiamo ereditato le periferie urbane, dice Di Pasquale, nate dalla pretesa di applicare modelli astratti alla città, pretesa che ha portato a disastri. Il modello della divisione della città in zone collegate dalle automobili ha portato alle attuali periferie.
Secondo i relatori le nostre città hanno la capacità di riorganizzarsi in modo naturale verso una città reticolare, agli architetti e urbanisti spetta il compito di cogliere questi cambiamenti e di favorirli. Di Pasquale sta lavorando ad uno studio sulla residenzialità adattiva, in cui le abitazioni si adattano al cambiare delle esigenze delle persone che le abitano.
Il dibattito si è chiuso sulle nuove sfide che ci attendono: le nuove generazioni sono molto più nomadi e flessibili, inoltre il tema della denatalità e dell’immigrazione ci devono fare riflettere su come i cambiamenti demografici cambieranno le nostre città e le relazioni degli abitanti.
Non sono mancati riferimenti a Bergamo, città che per dimensione è già una città dei 15 minuti, tempo in cui possiamo raggiungere anche un aeroporto internazionale; è tuttavia una città in cui il problema del traffico è grave, non potendo contare su una rete di trasporto pubblico abbastanza efficiente. La nostra città è una città nella quale più che altrove architettura e paesaggio sono strettamente connessi; non si può occuparsi di un aspetto senza tenere in considerazione l’altro.
Arch. Adele Sironi – Consigliere Inarsind Bergamo