INARSIND A ROMA PER UN CONFRONTO SULLA PROFESSIONE

L’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia apre le porte della Casa dell’Architettura, dedicando la giornata del 25 settembre alla scoperta della professione e dei servizi per gli iscritti.

Una giornata di incontri, esperienze immersive, dibattito e networking per studenti e professionisti che sono interessati a una professione in continua evoluzione, tra cultura e tecnica.

Nell’ambito dell’iniziativa INARSIND ha partecipato ai tavoli tecnici in un’ottica di condivisione e confronto sull’attuale panorama in cui i liberi professionisti si trovano ad agire.

IL RUOLO DELLE DIVERSE FIGURE PROFESSIONALI NEL SISTEMA ORDINISTICO

Incontro del 24 maggio 2023 | Commissione Competenze OAR

In seguito al confronto aperto dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma relativamente alle sempre più frequenti criticità che investono l’attività professionale degli iscritti ed al fine di definire in modo chiaro il ruolo delle diverse figure professionali presenti all’interno dell’Ordine, premessa la segnalazione della sottoscritta Arch. Giulia Villani, iscritta all’Ordine Architetti PPC di Roma alla sez. A | n. 17887 quale rappresentante di INARSIND | Associazione di Intesa Sindacale degli Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Italiani, di cui ricopre il ruolo di Segretario della sezione di Roma e Provincia di seguito si definisce il proprio contributo nella seduta del 24 maggio 2023, in riferimento all’ordine del giorno inviato dalla Commissione Competenze dell’OAR.

  • Le principali criticità, legate alle “competenze” professionali, riscontrate dagli associati nei rapporti con la committenza: dal punto vista culturale, sociale, tecnico, comunicativo ed ordinistico.

Si riscontra una mancata autorevolezza della figura professionale dell’architetto diffusa nel sentire comune, che spesso ostacola anche il rapporto con la committenza. Una carenza di fiducia nel professionista che va a scapito della qualità progettuale, portando invece in auge altri aspetti come la componente economica o discrezione decisionale dell’interessato, al di là della competenza tecnica.

Di fondamentale importanza sotto questo aspetto lo sforzo comunicativo che l’Ordine in primis, coadiuvato dalle varie associazioni professionali e dagli iscritti stessi nella loro attività quotidiana, deve sostenere per strutturare una vera e propria politica esterna che faccia comprendere ai cittadini, alla politica ed alla filiera interessata il vero ruolo sociale dell’architetto, in grado di contribuire con la propria professione nella vita delle persone sotto il profilo della sicurezza, del benessere, della qualità, dell’innovazione, ecc.

Un’altra profonda criticità risiede nella confusione normativa e nelle lungaggini burocratiche che arrestano i processi edilizi, con tempi molto lunghi anche per attività apparentemente semplici. Di questo spesso viene data colpa ai professionisti, perché non è facile spiegare ad un committente che una ricerca archivistica per verifica della legittimità può durare mesi se non anni, così come non si riesce a credere che un Municipio o altro ente competente ritardi nell’inviare parere relativo ad una pratica presentata, bloccando così l’iter autorizzativo.

Si ritiene opportuno segnalare anche il mancato ascolto di chi realmente fa professione da parte del legislatore, causando così uno scollamento tra legge o procedure e reale attività professionale (es. superbonus).

La professionalità esprimibile dalla committenza è di rilevante importanza nelle varie fasi del rapporto contrattuale e del suo sviluppo temporale. Criticità possono presentarsi in qualsiasi momento e possono più facilmente essere superate tramite una opportuna misura nel colloquio tra le parti, nel caso di conflitti. Un possibile sostegno potrebbe derivare da una specifica formazione sull’etica professionale e sui comportamenti da adottare tra le parti a confronto.

  • Nell’ottica di voler stabilire una connessione tra il sistema ordinistico ed il mondo associativo, quali ritenete possano essere le tematiche su cui sia possibile sviluppare convergenze.

Ordine ed associazioni professionali dovrebbero procedere di pari passo nell’intento di costruire intorno alla figura dell’architetto una comunicazione chiara del suo ruolo e delle sue competenze, dando la possibilità alla comunità destinataria della professione di compiere quell’atto di fiducia verso la preparazione e la deontologia dei professionisti, oltre al riconoscimento del ruolo all’interno del Sistema Paese.

Si pensi al prezioso aiuto che la categoria degli architetti ha messo a disposizione della collettività nelle più terribili emergenze che in questi anni hanno colpito l’Italia, dal sisma de L’Aquila, dell’Emilia-Romagna, di Amatrice o nelle più recenti alluvioni. Tale contributo potrebbe divenire ancora più determinante se strutturato e se riconosciutone il valore dai più. Non è stato per esempio ritenuto necessario inserire un architetto nella Commissione dei Lavori all’epoca dell’emergenza Covid, quando invece avrebbe potuto fornire preziosi contributi nella gestione ed organizzazione degli spazi.

Parallelamente, la collaborazione può estendersi al piano formativo, alla proposta legislativa, all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, al favorire scambio culturale e professionale tra iscritti.

  • Quali proposte/azioni state sviluppando o pensate di intraprendere nei confronti del legislatore, al fine di ribadire la centralità della figura professionale che rappresentate, nei processi di trasformazione, anche sociali.

Decisivo è porre al centro dell’attività professionale l’architettura, nella sua multidisciplinarietà e complessità, non riconducibile a semplice sovrapposizione di leggi.

Semplificare la norma perché l’architetto possa dedicarsi alla progettazione che è sinonimo di qualità, senza rimanere imbrigliato nella maglia della burocrazia che spesso rende preponderante l’aspetto amministrativo.

Una credibilità dell’architetto che parte anche dall’immagine che il Paese intero, a partire dalla classe dirigente, deve ricostruire.

  • Considerazioni sull’attuale percorso formativo: laurea, post-laurea, master, aggiornamenti e formazione professionale permanente.

Si esce dall’università completamente privi di ogni esperienza lavorativa, senza aver mai sentito neanche parlare di pratiche edilizie, di computi metrici o variazioni catastali. Spesso troppo distante dall’attività professionale, l’università fornisce un’ottima preparazione culturale, che non riesce a riversarsi in professionalità per l’eccessiva distanza tra ambiente accademico e mondo del lavoro. Post-laurea o master diventano spesso una ripetizione di quanto già sentito dagli stessi professori universitari durante il corso di laurea e non garantiscono uno sbocco lavorativo certo, nonostante lo sforzo economico e di impegno profuso. Senza contare che si ritarda ancor di più l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro e quindi l’acquisizione di un’esperienza lavorativa pratica.

Confusa anche la distinzione tra architetti junior e no, su cui sarebbe necessario informare la cittadinanza.

Da considerare anche la natura della professione dell’architetto che copre uno spettro molto ampio di conoscenze e sensibilità, tanto da non poter essere soggetta ad eccessiva specializzazione per scongiurare il rischio di progettazioni miopi come quella di Corviale, che non ha valutato le ripercussioni umane e sociali di quella progettazione.

Fondamentale anche la revisione dell’esame di stato, a cui in teoria si potrebbe accedere dal giorno dopo il conseguimento della laurea, senza tuttavia aver acquisito esperienza sul campo. Un nuovo esame dunque da sostenere, che richiede ulteriore studio e che posticipa ancora l’inizio dell’attività professionale dei giovani.

Ultima annotazione. Si parla sempre dei neolaureati e della necessità di garantir loro un agile accesso al lavoro a pari condizioni con gli altri professionisti, ma ricordiamo che l’architettura si apprende tramite esperienza: non esiste nessun libro di testo in grado di formare in pieno un bravo architetto, ma esistono i grandi maestri che si mettono a disposizione di chi viene dopo di loro per insegnare la professione. Teniamo strette anche le competenze di chi ha più esperienza di noi, favorendo sì i giovani, ma non dimenticandoci del prezioso contributo di chi giovane non lo è più.

Arch. Giulia Villani

 

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