NON E’ STATA COLPA MIA

Nel cult movie “The blues brothers” di John Landis (anno 1980) i due fratelli Jake ed Elwood – John Belushi e Dan Aykroyd – in fuga dalla Polizia dopo uno spettacolo musicale, si infilano in un tunnel, nel quale trovano la fidanzata di Jake che, mitra alla mano, vuole vendicarsi per essere stata abbandonata il giorno delle nozze proprio da Jake, il quale, vistosi a mal partito, si giustifica in tal modo ” Non ti ho tradita. Sul serio. Ero rimasto senza benzina. Avevo una gomma a terra. Non avevo i soldi per il taxi. La tintoria non mi aveva portato il tight. C’era il funerale di mia madre! Era crollata la casa! C’era stato un terremoto! Una tremenda inondazione!. E poi le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!” A questo punto la donna, ancora attratta dall’ammaliatore Jake, lascia cadere il mitra, lui la trae a sè, la bacia, la lascia cadere a terra e fugge. La donna rinviene, riprende il mitra, ma è troppo tardi per punire il furbo Jake. E’ un cult nel cult.

Qualche giorno fa ho scoperto che un noto giornalista televisivo e della carta stampata ha utilizzato lo stesso episodio cinematografico citato riferendosi ad un uomo politico. In effetti può applicarsi a tante situazioni diverse. A me piace riferirlo ad un’intera categoria produttiva, gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti Italiani.

Ho già avuto modo, in passato, da Segretario Nazionale, di argomentare sulla nostra professione, segnalandone il sostanziale accerchiamento da parte di colleghi che possono svolgere più di una attività: Docenti delle Scuole Medie Superiori, Universitari, Tecnici Dipendenti delle Pubbliche Amministrazioni, da quelle comunali sino a quelle statali, Tecnici delle Aziende Partecipate, Consorzi e via dicendo.

E purtroppo non posso che confermare lo sconforto di dover continuare a svolgere l’attività professionale in un Paese che consente e favorisce il doppio/triplo lavoro, oltre a permettere vergognose gare al ribasso: il “delitto perfetto” consumato ai nostri danni.

Non è questa però l’angolazione dalla quale desidero esaminare, in estrema sintesi, lo stato del tutto subalterno della nostra professione. Voglio fare “l’avvocato del diavolo” e puntare il dito su di noi, protagonisti principali del film della nostra vita da Liberi Professionisti.

Già, protagonisti, proprio come Jake dei Blues Brothers. La nostra fidanzata è la Libera Professione, che ci vuole punire perchè l’abbiamo “abbandonata” o meglio non difesa adeguatamente. “Non è stata colpa mia”, sembriamo dire, è tutta colpa del mondo esterno, delle leggi, della politica, della concorrenza sleale….delle cavallette.

Ora mi e vi domando: noi che cosa abbiamo concretamente fatto per evitare di cadere nello stato in cui siamo? Abbiamo cercato la “partecipazione”, l’unione delle nostre forze per affermare, suffragati dai numeri, la nostra presenza? Non possiamo che rispondere negativamente.

Voglio dire che non abbiamo capito che solo essendo organizzati sindacalmente ed in modo molto consistente avremmo avuto e potremmo avere ascolto sociale e politico. Altre categorie professionali importanti, quali Medici, Avvocati e persino Magistrati lo hanno ben compreso, non trascurando nemmeno l’esercizio del diritto di sciopero.

Non c’entrano le …cavallette; noi siamo tanti Jake che invocano il destino cinico a baro, che però noi stessi abbiamo determinato.

Non voglio con ciò minimamente giustificare chi provoca l’agonia di un’intera categoria produttiva, gli Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti Italiani, che vengono lentamente annichiliti con disposizioni e provvedimenti esiziali. Intendo però porre in evidenza il nostro comportamento votato al martirio. Chiediamoci quanti sono gli iscritti al nostro od anche ad altri Sindacati. Persino la Fondazione Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti Iscritti Inarcassa, pseudo Sindacato in incognito, fortemente finanziata e promossa da quest’ultima, stenta pesantemente nelle iscrizioni. Continuiamo a non comprendere che da soli non si va da nessuna parte. Proseguiremo dunque nelle nostre sacrosante lamentele, ma tra di noi e quindi senza alcuna possibilità di incidere sul nostro futuro.

Se è vero che non ho la presunzione di poter indicare una proposta risolutiva, ho però una certezza: i nostri interessi non potranno mai essere difesi senza il conferimento di rappresentanza agli Organismi Sindacali.

Oppure vogliamo continuare alla Jake? Sapete, alla fine del film, dopo uno spettacolare inseguimento della Polizia di Chicago, il nostro finisce in galera. Noi in galera ci siamo da un bel pezzo! E quando qualche Collega comincia ad espormi il suo cahier de dolèances, gli consiglio di vedersi la scena di quel film, di rifletterci sopra e capire se può concludere con un assolutorio ” non è stata colpa mia “.

Francesco Basso
Segretario Inarsind Ferrara

 

 

 

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