PALAZZO DEI DIAMANTI: PERICOLOSO PRECEDENTE

La recente vicenda del blocco del progetto per l’ampliamento della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo dei Diamanti a Ferrara, vincitore di un regolare concorso di progettazione in due gradi secondo quanto previsto dall’art. 154 del Codice degli Appalti rappresenta l’ennesima dimostrazione che nel nostro paese, in materia di opere pubbliche ma non solo, permane un problema di competenza e rispetto della legge.

 

Senza voler entrare nel merito architettonico della soluzione progettuale, che, come normale in un paese con un patrimonio edilizio come quello italiano, ha  necessariamente dovuto far dialogare elementi moderni con quelli storici, caratteristica che da secoli contraddistingue gli interventi sull’esistente, l’elemento che preoccupa e che costituisce un pericoloso precedente, non solo in materia di concorsi di progettazione, è il fatto che a fronte del regolare svolgimento di una procedura dettata da una norma vigente si possa d’improvviso cancellare tutto con un colpo di spugna.

 

Una breve cronistoria: nel maggio 2016 viene inserito dal CIPE nel Piano Stralcio “Cultura e Turismo” nell’elenco degli interventi quello relativo a Palazzo dei Diamanti, previsto nel documento unico di programmazione del Comune di Ferrara per il periodo 2016-2018, nel febbraio 2017 lo stesso Comune ha stabilito di procedere alla selezione del professionista da incaricare per la progettazione e direzione dei lavori mediante concorso di progettazione in due fasi, nel maggio 2017 veniva nominata la Commissione di gara formata dalla dott.ssa Maria Luisa Pacelli direttrice del Servizio Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, dell’arch. Alfonso Femia e dell’arch. Giorgio Cozzolino Soprintendente per le provincie di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, il concorso nella prima fase ha visto la partecipazione di 70 gruppi provenienti da tutta Italia tra i quali sono stati individuati i 10 soggetti che avrebbero partecipato alla seconda fase, con termine di consegna in ottobre 2017, conclusasi con la proposta di aggiudicazione, in seduta pubblica, in data 24 novembre 2017; infine l’aggiudicazione definitiva con determinazione del 22 febbraio 2018.

 

A fronte di tutto questo nel gennaio 2019, quindi quasi un anno dopo, si è vista montare una violenta polemica contro la soluzione proposta ed in particolare all’intervento di ampliamento (noto e pubblicamente disponibile dalla fine del 2017), richiesto nel bando per consentire una maggior fruibilità del complesso, ed è infine arrivata l’interdizione da parte del Ministero alla realizzazione del nuovo volume previsto nel progetto vincitore.

 

E’ evidente che ciò invalida completamente la procedura svolta, il lavoro dei professionisti – vincitori e non, il ruolo e la professionalità del Commissari e dello stesso Comune e della Soprintendenza che avevano promosso e sostenuto il Concorso.

Il processo partecipato è senz’altro un elemento importante nella progettazione delle opere pubbliche e come tale è sancito anche dal Codice degli Appalti, come pure è legittimo sempre verificare strada facendo la correttezza di quanto si sta realizzando ma ciò deve avere collocazioni temporali chiare e definite, non è accettabile che in qualsiasi momento si possa alzare un “fronte del no” che, in barba alla competenza, nel senso di preparazione professionale e nel senso di “colui al quale compete” una determinata scelta, possa bloccare un processo regolarmente normato.

 

Se le scelte vengono fatte in questo modo quale senso ha attuare procedure e concorsi? Qualcuno si è, a latere, domandato quanto denaro pubblico e privato è stato speso in questo processo che ora si è azzerato? Quali necessità della collettività restano senza risposta?

Quale certezza abbiamo ora che qualsiasi percorso intrapreso che sia progettuale, imprenditoriale, ma anche educativo o di ricerca scientifica o qualsiasi altro che possiamo pensare, non possa essere in qualsiasi momento fermato da un furor di popolo con 250 firme più o meno note e competenti in materia?

 

La legge definisce dei procedimenti e si dice che debba essere uguale per tutti

 

Presidente Michela Diracca

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