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INQUIETANTI GLI SCENARI CHE SI SONO APERTI DOPO LA SENTENZA 4614/2017
DELLA 5° SEZIONE DEL CONSIGLIO DI STATO SULL’ESISTENZA STESSA DELLA
LIBERA PROFESSIONE
Abbiamo assistito in questi giorni ad un pullulare infinito di articoli, considerazioni, lettere, sentenze sul
caso dell’affidamento dell’ incarico del Piano Strutturale Comunale di Catanzaro.
Dopo aver mal digerito la sentenza n° 4614 della 5° sezione del Consiglio di Stato, che ha annullato la
precedente sentenza del TAR Calabria sull’illegittimità dell’affidamento di incarico gratuito del suddetto
Comune, Ferme restando tutte le opposizioni già abbondantemente espresse sull’argomento corre
l’obbligo di effettuare l’analisi di quanto accaduto da un altro punto di vista, fino ad oggi non affrontato,
ed è lo scenario che si genera nei rapporti, che prima erano di lavoro, tra i liberi professionisti, di ogni
categoria, e la Pubblica Amministrazione.
Lo scenario che si è generato è alquanto inquietante in quanto lascia piena libertà agli Enti di
decidere secondo il loro pensiero (legittimati dalla sentenza del Consiglio di Stato), su quali siano i
bandi remunerabili (e quindi meritevoli di essere retribuiti ) e quali no; effettuando un discrimine
sul concetto di lavoro e quindi intervenendo in spregio ai principi cardine di quanto disposto dalla
costituzione italiana.
Occorre precisare che, la giustificazione della “gratuità pretesa” del bando (che ricordiamo a seguito
della sentenza è diventata legge speciale) in funzione del risparmio della pubblica amministrazione,
giustificazione addotta, nel caso specifico, col parere preventivo chiesto alla Corte dei Conti (organismo
preposto al controllo al fine dell’appropriato utilizzo dei fondi pubblici e la ricerca di una regolarità
finanziaria e della azione amministrativa), è accettabile solamente in una ottica di contenimento delle
spese della Pubblica Amministrazione, ma deve avvenire nel rispetto di regole, norme e dignità
personale e professionale dei professionisti degli interessati.
La risposta data dal governo a seguito dell’interpellanza parlamentare dell’Onorevole Pellegrino, lascia
sbigottiti i liberi professionisti, in quanto il Governo come organo politico avvalla l’iniziativa del
Comune di Catanzaro (che potranno seguire anche altri Enti) sostenendo la legittimità dell’atto e quindi
dando un chiaro ed inequivocabile indirizzo politico sulle libere professioni. D’altra parte la cosa non
meraviglia se pensiamo che il Ministro Bersani qualche anno fa, azzerò di colpo i minimi tariffari dei
liberi professionisti sostenendo la politica Europea della libera concorrenza, assunto poi smentito dai
diversi pronunciamenti della Corte di Giustizia Europea sulla legittimità dei minimi tariffari. Ci
auguriamo di essere smentiti circa ma il fatto che il disegno politico che emerge sembrerebbe portare
avanti la linea della lenta morte della libera professione, ovvero l’eliminazione della figura del libero
professionista.
Corre l’obbligo di domandarsi come mai nel comune di Catanzaro, si voglia perseguire il risparmio solo
ed esclusivamente ai danni dei liberi professionisti.
Ci si domanda se il dirigente che ha avuto questa brillante idea abbia mai pensato di ridursi lo stipendio
per favorire la “Sua” Amministrazione procurando un grande vantaggio per la Comunità; scelta alla quale
al quale, di certo, la Corte dei Conti, avrebbe apposto sigillo positivo.
Crediamo che gli sprechi della pubblica amministrazione vadano ricercati altrove, a mero esempio sul
numero elevato dei dirigenti e funzionari pubblici e sugli alti stipendi percepiti a cui vanno aggiunte le
somme dell’indennità di posizione, indennità di risultato, l’incentivo del 2%,etc., attività garantita dal
contratto nazionale C.C.N.L. 31/03/1999. Come mai non si pensa di ridurre la spesa pubblica mettendo
mano al contratto nazionale con la riduzione di stipendi, indennità,etc.-?
Altra questione che potrebbe essere eccepita deriva dalla risposta che il dirigente indirizza al Consiglio
Nazionale degli Architetti.
Innanzitutto il dirigente stesso precisa che, considerata la propria appartenenza all’Ordine degli
Architetti, non condivide i contenuti della missiva del CNAPPC, “soprattutto nelle vesti di Dipendente
dell’Amministrazione pubblica”.
Evidenzia egli stesso la profonda diversità che INARSIND da anni sottolinea, tra liberi professionisti e
dipendenti pubblici, che riteniamo debbano, seppur appartenenti allo stesso Ordine Professionale, essere
iscritti in sezioni diverse e ben identificabili.
I Consigli degli Ordini, attualmente, non hanno una regolamentazione in funzione della sezione di
appartenenza, poiche’ inesistente, per cui, paradossalmente, si potrebbe avere un intero Consiglio
dell’Ordine composto da Dipendenti Pubblici.
Alla luce di quanto su esposto e dei fatti specifici di Catanzaro, INARSIND vuole riportare nuovamente
l’attenzione sulla questione, già sollevata in congressi e tavoli di discussione di intenti ed obiettivi che
hanno portano avanti i liberi professionisti, i quali hanno fatto la libera scelta di stare sul mercato, ma in
un ambito di correttezza e chiarezza delle regole, rispetto ai dipendenti pubblici.
Il dirigente di Catanzaro, nella sua lettera, in un altro passaggio scrive:
“il sottoscritto, nel ruolo di dipendente dell’Amministrazione Pubblica, ha cercato di perseguire
esclusivamente l’interesse pubblico, …..”
Con tale affermazione, il dirigente di che trattasi, rinforza ancor di più la nostra richiesta di scindere le
carriere professionali di liberi professionisti e dipendenti poichè esse perseguono fini differenti, che in
questo caso diventano contrastanti.
Certo l’architetto dirigente ha adempiuto almeno in parte al suo dovere di dipendente pubblico, ovvero
cercare di ottenere il risultato col minor dispendio economico per l’Amministrazione, ma ha dimenticato
di essere un architetto e soprattutto ha completamente misconosciuto il ruolo sociale che l’architetto
ricopre.
Si può sostenere che la qualità del progetto non sia proporzionale alla parcella ricevuta e sicuramente un
iscritto all’albo è tenuto, per ragioni deontologiche, a compiere il proprio incarico al meglio in qualsiasi
condizione, oppure a rinunziarvi, ma sicuramente un affidamento gratuito di una prestazione
pianificatoria (ancorchè con rimborso spese cospicuo che però tale dovrebbe rimanere e quindi non
comprendere certo un onorario ma solamente delle spese documentate) espone lo stesso partecipante a
rischio di pressioni considerevoli.
Il Comune di Catanzaro potrà risparmiare l’importo di parcella utilizzando tali risorse per un nuovo
intervento, sia esso una scuola, un teatro, una strada etc…. ma quanto potrebbe costare alla collettività,
anche solo in termini di qualità della vita, se le scelte di pianificazione fossero dettate da motivazioni
diverse da quelle del bene collettivo?
Detto ciò in esito alle affermazioni del dirigente che chiarisce il suo intento di perseguire l’ottenimento
del miglior risultato per la città di Catanzaro, col minor esborso economico possibile, suggeriamo al
dirigente la riduzione del proprio stipendio, essendo certi che la sua competenza professionale rimarrà di
alto livello ed i cittadini la città di Catanzaro potranno onorarlo con un grande ritorno di immagine per
aver contribuito al risparmio nelle casse del Comune, con grande vantaggio per l’intera comunità.
Vi è infine un dubbio, in materia di deontologia professionale, dal momento che l’articolo 20 del Codice
deontologico degli Architetti recita“La rinunzia, totale o parziale del compenso è ammissibile soltanto in
casi eccezionali e per comprovate ragioni atte a giustificarla. La rinunzia totale o la richiesta di un
onorario con costi sensibilmente ed oggettivamente inferiori a quelli di loro produzione e di importo tale
a indurre il committente ad assumere una decisione di natura commerciale, falsandone le scelte
economiche, è da considerarsi comportamento anticoncorrenziale e grave infrazione deontologica” se il
collega partecipante ad una gara con base d’asta 1 euro fosse passibile di illecito in tal senso non lo
dovrebbe essere anche il collega, iscritto allo stesso ordine, che lo ha messo in tale condizione, rendendo
di fatto impossibile concorrere a chi ha necessità di un reale guadagno che non sia solo d’immagine?
arch. Natalia Guidi -Consigliere nazionale INARSIND

ing.   Saverio Foti -Consigliere nazionale INARSIND

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