Un forum delle professioni tecniche senza coinvolgere i liberi professionisti organizzati sindacalmente

Giorno 24 febbraio 2012 gli Ordini professionali degli Ingegneri e degli Architetti della provincia di Catania hanno dato luogo ad un Forum delle professioni tecniche con l’intento di creare un’occasione di confronto tra professioni tecniche, politica e società circa le riforme sull’esercizio della professione derivanti dalle recenti disposizioni legislative (art 3 D.L.138/2011 e successive modifiche fino al D.L.1/2012-Decreto Monti). Purtroppo, l’iniziativa si è svolta senza il coinvolgimento di soggetti “Altri” rispetto agli Ordini professionali, e nel nostro caso senza coinvolgere i Sindacati della libera professione tecnica, così perdendo di significato il “forum” , un’occasione perduta.

INARSIND CATANIA e FEDERARCHITETTI SICILIA hanno inviato ai presidenti degli Ordini una nota di rammarico e di invito ad una visione più ampia della questione, andando oltre le preoccupazioni di mantenere “ruoli” e “minimi tariffari” . La crisi economica si supera con il lavoro, con gli investimenti in opere di infrastrutture che generano altri investimenti, quindi nuovi impulsi per l’intera economia, allargando gli orizzonti, mettendosi in discussione e proponendo; e non rivendicando il mantenimento di “Simulacri”, di nessun genere.

forum_lettera dei sindacati

1 comment

  1. Gent.mo Presidente C. Russo,
    Ritenendo l’iniziativa del forum una buona idea per testimoniare la presenza della categoria tecnica, si deve anche dire che vi è la necessità di un coinvolgimento globale, di tutta la realtà tecnica del mondo reale, con l’ascolto ed il confronto di tutta la pluralità di soggetti rappresentanti e non rappresentanti di associazioni, gruppi, ecc.., atti a dare un proprio contributo di idee, derivante dalla propria esperienza e confronto con il territorio.
    Credo, anche, che in questo momento di discussione, vi sia la necessità di chiarire lo stato di confusione sulle competenze delle le varie figure dell’ “area tecnica”, mettendo in atto anche quelle leggi già esistenti, al fine di imporre una chiara distinzione dei compiti delle varie figure e per la quale le stesse hanno seguito un dato percorso metodologico e formativo, per costituire l’apporto intellettuale ed applicativo necessario all’evoluzione della società. Quindi valorizzando il D.N.A di ogni figura tecnica: ingegnere, architetto, geom., perito, agronomo, ecc… secondo criteri ben chiari e distinti.
    Soprattutto, necessita, la valorizzazione del libero professionista “puro” (colui che esercita solo la libera professione), che ogni giorno si trova a confrontarsi, da solo, con i duri equilibri del mercato del lavoro. Considerando il libero professionista, come un piccolo “ artigiano” che, con la propria opera, trasforma il territorio e anche la società. Eliminando altresì ogni limite di fatturato alla partecipazione a bandi di progettazione, direzione lavori, ecc.. Altrimenti diventa naturale chiedersi a cosa serve la formazione obbligatoria? o il percorso formativo e metodologico per laureasi?
    I minimi tariffari sono superabili, nel momento in cui la base d’asta di ogni lavoro non parta da tariffe precostituite, ma diventa la media di una serie di offerte avanzate dai tecnici, come calcolo della quantificazione del lavoro e spese necessarie per realizzare un dato progetto.

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