a proposito di disOrdini

Sul n.4/2010 di INARCASSA, a firma di Emanuele Nicosia, è stato pubblicato un interessante articolo-intervista con l’ex presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Palermo ing. Alessandro Maria Calì dal titolo “disOrdini” che esordisce con l’intenzione di esplorare alcune delle questioni più critiche che interessano la nostra professione. Al fine di contribuire all’intento di esordio dell’articolo, se ne riporta per intero il testo pubblicato sul n. 4/2010 della rivista INARCASSA ed il contributo al dibattito dell’ing. Carmelo Russo, Presidente INARSIND Catania. 

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1 comment

  1. Gentilissimo Presidente Carmelo Russo, innanzi tutto mi complimento per le iniziative che come struttura sindacale portate avanti.
    Io credo innanzitutto, che oggi più che mai, và chiarito; quale sia la il ruolo nel contesto sociale e nei confronti dell’iscritto dell’Ordine o Albo che sia. Se di solo vigilanza al rispetto delle regole del professionista e quindi di garanzia per la società e per il professionista stesso o anche altro; e quale sia anche il ruolo del professionista nella società e nei confronti della società, oggi. Precisando che i tecnici che operano nella società, non tutti sono liberi professionisti “puri”, ovvero c’è anche chi lavora nel pubblico impiego ed esercita anche la libera professione, quindi posizioni diverse.
    Non dimentichiamo che il tecnico libero professionista svolge una professione “sociale” che alla pari delle altre professioni quale il medico, ha in mano la vita e la salute delle persone. Ma allo stesso tempo non dimentichiamo che con la sua attività ogni giorno si confronta con una enormità di responsabilità, nella veste di pubblico ufficiale, nel momento in cui timbra i vari atti (questo è un punto delicato e importante da divulgare e approfondire). Per questo la formazione e l’informazione specifica, diventano un momento fondamentale per la professione, al di là di chi possa esercitarla ove le leggi lo permettano. Ciò significa valorizzazione; del professionista, senza trascurare il valore del titolo acquisito con il proprio percorso di studi universitari; del senso di responsabilità nei confronti di quella società a tutti cara. E non dimentichiamo che quando si dice che il tecnico trova comunque un occupazione, si deve specificare a che livello; se considerato che un operaio specializzato privo di ogni responsabilità anche se svolge un’attività usurante, con un orario ben preciso di lavoro, a fine mese ha una busta paga superiore a quella media del tecnico con l’assunzione di responsabilità di ogni natura: amministrativa, ecc…
    Concludendo credo che oggi, più che mai, a seguito il passare degli anni dal momento in cui sono nate le regolamentazioni e le strutture, si ha la necessità di avere chiarezza sul ruolo che ognuno debba assumere nel proprio contesto di riferimento. Ma anche la consapevolezza e la sensibilità del peso delle proprie responsabilità sociali nei confronti di tutti, e il non pensare che ogni posizione occupata, possa essere solo un mera figura “astratta” che non incide sulla “evoluzione del contesto” di riferimento.
    Certo, tutti vogliamo che tutto migliori in relazione con l’evoluzione dei tempi, ma credo nella necessità che ogni idea e ogni proposta non possa rimanere legata alla sola discussione, ma occorre che tutti diventiamo parte attiva di un cambiamento necessario e fisiologico nell’evoluzione della professione.

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