OJE VITA MIA!

I meno giovani forse ricorderanno un film per la televisione di diverse decine di anni or sono ( ” La sciantosa “, 1970) con protagonista femminile Anna Magnani e ambientazione durante la Grande Guerra. Lei interpreta una cantante del cafè-chantant dell’epoca, Flora, che viene chiamata a tenere uno spettacolo dietro le trincee per sollevare il morale della truppa. Il teatro è stipato di pubblico – soldati – in trepida attesa, tanto fumo in sala e finalmente il sipario si apre: sul palcoscenico c’è lei, con una corona sul capo ed avvolta in un drappo tricolore: è l’Italia. Il pubblico applaude frenetico ed entusiasta mentre lei lo osserva con un sorriso smagliante, che però lentamente si spegne ed il suo volto assume un’espressione di tragica sorpresa: che cosa ha visto? Uomini martoriati dalla guerra, bende insanguinate, mutilazioni, braccia o gambe che non ci sono più, una platea di sofferenza e dolore sconfinati. Si toglie allora il paludamento di scena ed invece di una marcia militare comincia a cantare ” ‘O surdato ‘nnammurato”, brano napoletano struggente del 1915, che ogni Italiano ben conosce. I soldati ammutoliscono, si illuminano… di malinconia e nostalgia, lacrime amare scendono su tanti volti segnati per sempre da quelle maledette trincee.

La finzione, la celebrazione retorica che la diva doveva interpretare non hanno retto a fronte della realtà e lei ha saputo spogliarsi di una maschera ipocrita ed andare invece ai cuori di quella umanità sofferente.

Mi sovviene spesso questa scena – per la quale probabilmente è stata tratta ispirazione dalla scena finale di un capolavoro assoluto della cinematografia mondiale, ” Orizzonti di gloria “ di Stanley Kubrick, con i soldati francesi che si uniscono al canto di una giovane tedesca – per il suo drammatico realismo, ma anche per una sorta di trasposizione, con tutte le ovvie differenze dei casi, al tempo attuale.

La diva vede che cosa c’è in quel pubblico e sceglie di non mentire, di non celebrarsi ipocritamente e di calarsi invece nella cruda realtà.

Abbiamo qualche esempio simile nei nostri dirigenti politici? Il tunnel è superato, la crisi è dissolta, cresce il lavoro, ricostruzione post terremoto tutto bene….i ristoranti sono pieni! C’è qualcuno che getta la maschera di scena e scende in mezzo a noi veramente?

Non voglio affrontare la questione nei termini vasti della economia globale nazionale, in quanto è sufficiente restare nel campo che ci appartiene, il nostro orticello dell’edilizia, per capire quale sia veramente la situazione. Ho già avuto modo di evidenziare, in una nota precedente, con dati numerici inconfutabili, come, per noi Ingegneri ed Architetti Liberi Professionisti, si sia “di fronte ad un vero e proprio tracollo reddituale, con situazioni – tenuto conto che si tratta di valori medi – che sono al limite della sopravvivenza.”

I proclami trionfalistici sono del tutto fuori luogo. Nella mia opulenta Regione, l’Emilia-Romagna, come sapete siamo stati colpiti, nell’anno 2012, da un forte sisma: le Province di Ferrara, Modena e Reggio Emilia hanno avuto purtroppo vittime e danni ingenti al patrimonio edilizio. La ricostruzione ed il recupero si sono avviati e, non paia cinico affermarlo, hanno determinato impegno e quindi riscontro economico per le nostre Imprese e per i nostri Studi Professionali. Ora siamo in una fase decisamente di contrazione del lavoro e se ne ha conferma a tutti i livelli: i magazzini rivenditori di prodotti per l’edilizia ne possono fornire prova evidente, con riduzione consistente e pericolosa dei fatturati.

Ho citato il caso della mia Regione, che ha potuto fruire – absit iniuria verbis – di un tragico evento, ma che sta ricadendo nella normalità, dunque nella crisi comune.

Il lavoro non c’è ovvero per quel poco che si riesce ad acquisire la misura dei compensi non solo non è adeguata al decoro della professione, ma spesso non lo è per poter continuare la propria attività in modo autosufficiente.

I nostri Studi Professionali sono in grave difficoltà. Si parla da diversi mesi di “equo compenso”, cercando di far comprendere ai nostri interlocutori che gli Ingegneri e gli Architetti Liberi Professionisti non intendono con tale rivendicazione ripristinare semplicisticamente le Tariffe Minime, ma offrire alla Committenza l’occasione per ricevere prestazioni qualificate e ben definite nei contenuti, certo ottenendone compensi adeguati e dignitosi con la definizione di soglie di riferimento che li garantiscano. Non vogliamo posizioni di privilegio, del tutto fuori luogo e superate, ma la giusta considerazione del nostro lavoro intellettuale, non solo un semplice servizio.

Ci descrivono come una casta, una corporazione protetta, ma sarebbe sufficiente consultare i nostri dati reddituali, come ho già detto, per riscontrare che si tratta di un pregiudizio del tutto infondato.

Purtroppo però le decisioni e le soluzioni non arrivano: molte parole, promesse – magari in vista di prossime elezioni – ma fatti concreti al momento nessuno.

Intanto il nostro decadimento prosegue senza soluzione di continuità. Sinceramente mi chiedo spesso come possa un giovane Professionista tirare avanti in questa situazione e con mancanza di vere prospettive professionali.

Apprendiamo che sono diffusi su tutto il territorio nazionale Comuni grandi e piccoli in uno stato che è eufemistico definire preoccupante, con indebitamenti per cifre irrecuperabili, che prefigurano dissesti dietro l’angolo. Taciamo sul livello nazionale. Ma quali prospettive!

Non sono un “catastrofista”, ma la realtà è sotto i nostri occhi e non posso non chiedermi se  ci sia qualcuno sugli alti scranni che si tolga il paludamento di scena e che intoni uno spartito di verità, come Flora: Oje vita mia!

                                                                                              Vice Presidente Nazionale Inarsind

Francesco Basso

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